Ed eccoci arrivati all'ultimo appuntamento con AMERICAN DREAM. Abbiamo conosciuto e apprezzato le incredibili esperienze dei nostri ragazzi, un motivo di orgoglio per loro e per tutti i Seamen Milano. Speriamo in futuro di poter raccontare sempre più storie di nostri giovani in viaggio in America per fare esperienza e conoscere la patria del football americano. E ora, il racconto di Igor Timotijevic.
"L’esperienza in
America è stata bellissima e veramente unica. Un giorno Antonella (Tuzzolino
ndr) mi ha detto che ero stato scelto per un esperienza con i miei compagni:
ero felicissimo. Subito io e i miei genitori ci siamo messi in moto per fare la
visa, siccome ho origini serbe. Presa la visa non c'erano più problemi, potevo
partire. Arrivato il giorno della partenza ero molto agitato. Ho incontrato a
Malpensa i miei compagni di squadra per prendere il volo che ci ha portato a
New York.
Salutati i genitori
siamo andati a imbarcarci, il volo è durato sette ore. Arrivati a New York, per
vari motivi, siamo stati impossibilitati a partire per Tampa all’ orario
previsto e quindi ci è toccato aspettare. Il problema era che il giorno dopo ci
dovevamo allenare. Il volo è partito con un paio d’ore di ritardo e,
all’arrivo, abbiamo incontrato i coach americani che ci aspettavano.
Però la mia
borsa e quella di Niccolò (Pulsinelli ndr) non erano arrivate e, preoccupati,
siamo andati a fare la richiesta della borsa. Arrivati al camp i coach ci hanno
dato un giorno di pausa per riposare e, il giorno seguente, abbiamo fatto il
primo allenamento. Sono andato lì senza attrezzatura, scarpe senza tacchetti e,
in più, dovevo competere con ragazzi tecnicamente molto più bravi e, a dire la
verità, il morale era veramente basso. Il secondo giorno sono arrivate le
nostre borse finalmente e mi sono ripreso, così sono riuscito a competere un
minimo. I giorni seguenti sono andati sempre meglio. L’esperienza è stata
veramente bella e ho potuto vedere come se la cavano i ragazzi di altri paesi,
notando che il livello in Italia non è tanto alto, ma non a causa delle
associazioni sportive, bensì delle scuole italiane che non aiutano i ragazzi a
fare sport."