Luca Lorandi, 51 anni, sposato con 3 figlie, è nel football dal 1980 ed è uno dei pionieri di questo sport, avendo giocato fino al 1990 nei Rhinos Milano prima di concentrarsi giovanissimo nella carriera di allenatore, dove ha raggiunto 5 finali giovanili, 2 Super Bowl, un titolo di vice campione d'Europa con la Nazionale italiana del 1995 in qualità di allenatore dei defensive back. Luca ha anche avuto l'opportunità, a Philadelphia, di partecipare come coach alle attività sportive dei Villanova Wildcats (I-AA), prima di rientrare in Italia dove ha allenato molte storiche squadre tra cui Seamen, Lions, Rams e Rhinos. Nel 2011 ha vinto il campionato LENAF con i Lions Bergamo per poi entrare l'anno successivo nei Seamen raggiungendo la finale del campionato giovanile 2012 e il Superbowl nell'ultimo campionato IFL 2013.
Coach Lorandi, secondo anno con i Seamen e un cambio di rotta dall’attacco alla difesa, trova stimolante questa decisione?
Come ogni situazione inaspettata, all'inizio sono stato sorpreso, ma sono felice di guidare questa difesa. E' un po' un ritorno alle origini considerando che lavorando in difesa ho potuto vivere l'emozione di una finale di Campionato Europeo con il Blue Team. Sono anche contento che, in considerazione delle mie esperienze passate, l'Head Coach e il Presidente si siano affidati a me per questo incarico. L'anno scorso come Offensive Coordinator ho collaborato con Paolo Mutti su un nuovo impianto offensivo e i risultati non sono mancati. Lascio quindi a coach Gigi Bravin una bella eredità e spero di ripetermi anche quest'anno con la difesa.
La difesa dei Seamen nonostante il raggiungimento del Super Bowl è stata la peggiore della IFL. Sarà un difficile lavoro quello di portarla più alto nella classifica?
Le statistiche vanno interpretate bene. L'anno scorso la difesa si è trovata spesso a difendere in posizioni molto difficili, soprattutto a causa di Special Team non all'altezza. Ogni cambio di possesso dava agli avversari un grande vantaggio di campo, anche psicologico. Proprio per questo motivo abbiamo focalizzato il lavoro sugli Special Team e l'inserimento di coach Maurizo Colombo darà i suoi frutti. Contemporaneamente stiamo lavorando per diventare una difesa da "3 & OUT". Non ho dubbi sul fatto che con la costanza i risultati arriveranno. Work in progress!
Cinque inserimenti difensivi importanti, tra cui due nazionali, possono essere la ricetta del successo?
Innanzitutto abbiamo inserito degli ottimi ragazzi nel gruppo. Conoscono il football e come dicono gli americani sono atleti "coachable", ossia seguono le indicazioni e ti consentono di provare al meglio schemi e situazioni. Inoltre sono molto adattabili ai diversi ruoli e questo non guasta nel nostro sistema di gioco. Si sono comunque inseriti in un gruppo coeso e reduce da una stagione indimenticabile. Con l'aiuto dei miei assistenti, Coculo, Ogadri, Guerini e D'Alessandra sono certo faremo un ottimo lavoro. Discorso a parte per Luca Bellora che da neo allenatore della linea di difesa devo tenere a freno perchè troppo spesso dà l'esempio in prima persona. E' più facile mettergli un casco in testa che non un fischietto in bocca.
Non vogliamo farle scoprire le carte prima della partita con Parma, ma come crede di arginare l’attacco Malpeli, Monadri, Finadri, Brewer e una linea d’attacco da sogno?
Ho grande stima del binomio Papoccia-Monardi. Hanno creato un feeling sportivo unico che li rende mente e braccio del gioco dei parmensi. Credo che per batterli si debba fare una grande prestazione di gruppo. Nello specifico, credo che la difesa debba portare Monardi a scegliere le soluzioni che meno gradisce e sulle quali, forse, è più attaccabile. Mi aspetto comunque che l'HC di Parma concretizzi a suo vantaggio il numero ridotto di americani in campo, dove il "plus" Monardi è certamente a loro favore grazie anche ad un gruppo di giocatori italiani invidiabile.
Lo scorso anno Jeff Souder e Shawn Abuhoff, due ottimi difensori, anche se con alti e bassi, e quest’anno Dalton Hilliard e un solo USA on field, un bene o un male?
Anche se grazie ai risultati forse non si è notato, l'anno scorso abbiamo patito la mancanza di Jeff Souder per molte partite. In quel frangente Shawn ha preso le redini della difesa e si è dimostrato un giocatore "outstanding". La scelta di Dalton però ci conforta perchè ha tutte le caratteristiche per essere un grande campione. Veloce, reattivo, grande lettura, insomma il giocatore più simile a Shawn che potessimo trovare. Certo, avere un americano solo in campo diminuirà il livello di spettacolo, ma renderà anche più interessante il lavoro di noi coach. Di fatto conterà di più il team che non il singolo.
La sua esperienza di coach negli ultimi anni, l'ha portata su 3 panchine diverse in 6 anni: Puma, Lions, Seamen. Cosa accomuna queste tre squadre e cosa le rende diverse?
Facendo un parallelo musicale, direi che i Puma erano una squadra di ragazzi a cui insegnare a suonare gli strumenti a loro disposizione. Una grande fatica, ma anche grandi soddisfazioni quando dalle "stecche" siamo passati all'armonia. I Lions invece erano un coro dove ogni singolo movimento di "bacchetta" veniva quasi anticipato grazie alla grandissima esperienza dei giocatori. Un'impegno gravoso, ma anche un grande lavoro sfociato nella vittoria del campionato LENAF. Mi spiace che poi abbiano perso la loro "sonorità" per eventi esterni al campo. Spero sinceramente che questa nuova fase li riporti al livello che si meritano visto che la squadra è piena di grandi talenti tutti costruiti in casa. Infine i Seamen che sono stati per me una grande sorpresa. Ho avuto la fortuna di guidare l'U21 subito in finale, ma solo perchè il programma delle squadre giovanili è incredibile. Tanti ragazzi, ottimi allenatori, un programma solido e ben studiato. I riflessi sulla prima squadra sono evidenti: talenti come Zini, Silvestri, Piloni, Santagostino, Vezzoli, Bonaparte e tanti altri sono la spina dorsale della nostra squadra. Direi quindi che i Seamen sono una "Accademia musicale" dove ogni ragazzo ha la possibiltà di concretizzare il sogno di diventare un grande atleta. Nutro grande rispetto per loro, per gli allenatori e per tutti quelli che rendono questo percorso disponibile a tutti i nostri ragazzi. Tutti loro hanno collaborato a portare questa squadra dopo solo 4 anni al Super Bowl e a loro va il mio ringraziamento.
I Seamen partiranno in difesa contro Parma senza Gianluca Silvestri e, forse, senza Riccardo Matani, vecchi infortuni e nuovi, si parte già in emergenza?
In effetti non ci aspettavamo una situazione di roster così impegnativa. Perdere alcuni uomini chiave può indurre al panico. Ma proprio per quello che ho detto prima sui nostri giovani marinai, siamo tranquilli e concentrati. Già l'anno scorso in linea di attacco ho rischiato schierando due rookie giovanili e non è andata poi tanto male. Quindi, come dico sempre ai nostri giovani back up: "Volevi un'occasione? Adesso ce l'hai. Forza!".
Il football in Italia sta finalmente cominciando a guadagnare velocità o siamo ancora lontani dagli standard europei?
Io non credo il gap sia così marcato. Certo, da un punto di vista sportivo, la presenza in altri campionati di molti imports in ruoli diversi ha aiutato la crescita del loro livello tecnico medio. Questo rende meno evidenti le lacune tecniche che da noi sono spesso legate all'impreparazione degli allenatori stessi. Fuori dal campo, invece, siamo molto regrediti. Le squadre che possono contare su un "programma" solido sono molto poche e questo rende difficile, sia a livello federale che di Lega, definire e gestire le regole di comportamento comune che sono ormai necessarie per vincere la battaglia dei media. Siamo lo sport più televisivo al mondo, ma il "prodotto" italiano non è ancora all'altezza. Abbiamo bisogno di professionisti del mestiere senza nulla togliere ai tanti che ci mettono passione pur non avendo magari le capacità professionali necessarie.
Obiettivo Play Off è il traguardo minimo di quest’anno, ma ci sono solo 4 posti, è alla portata dei Seamen?
Nulla è scontato, ma credo che debba essere il nostro obiettivo. Abbiamo cambiato molto e questo è sempre una variabile in più da gestire, ma come ha detto qualcuno più importante di me, vincere è un'attitudine. I posti disponibili in realtà sono 3, visto che uno porta già il nome dei Panthers che ritengo ancora un gradino sopra tutti. Per gli altri posti vedo in lizza i Giants, grazie ad una campagna acquisti importante, e i Dolphins del dopo Pentello. Outsiders i Giaguari e le Aquile con ottimi americani a roster. Avrei messo anche i Lions tra i papabili, ma se non completano il gruppo con degli imports di livello, potrebbero soffrire.
Sono anni duri nel Football Italiano, ma l’interesse è sempre più grande, i roster sono pieni di gente nuova, ma gli allenatori USA, causa la crisi, latitano. Da allenatore italiano cosa non abbiamo da invidiare agli americani e cosa ancora manca, a parte lo stipendio?
Risposta facile: il tempo. Ho avuto la fortuna di vivere la vita del college football a Villanova e la cosa che mi è rimasta più impressa di quel periodo è la quantità di ore che passavamo a studiare gli avversari. Ci si svegliava alle 6 del mattino e fino alle 10 di sera non facevi altro che studiare avversari e schemi. Chiaro che un allenatore italiano che deve passare almeno 8 ore al lavoro, questo non se lo può permettere. Anche un coach americano in Italia può non essere la soluzione e spesso abbiamo visto dei grandi fallimenti proprio per la mancanza del "sistema" intorno a lui. Un giusto mix è a mio avviso la soluzione ideale.
Per ultimo la Nazionale, ci aspettavamo tutti una chiamata per condurre un reparto nel Blue Team, entrando anche in polemica, un coach con il suo palmares. Perchè non è stato preso in considerazione?
In realtà ho collaborato con la Nazionale Junior in una bellissima e alquanto complessa avventura sportiva. Poi anche da Brock Olivo, quando era HC del Blue team, ho avuto la richiesta di collaborare poichè aveva apprezzato il mio lavoro. Sfortunatamente con la sua partenza questa collaborazione si è interrotta. Visto la sua nuova avventura NFL posso solo essere lusingato di quella proposta. Sfortunatamente in Italia non esiste un sistema di ranking basato sui risultati del campo e quindi le valutazioni dei coach vengono fatte da un gruppo di esperti che si assume l'onere della scelta. Certamente l'arrivo di coach Mackovic aiuterà molti di loro a crescere e a metabolizzare la complessità di gestione di un team che ci deve rappresentare tutti.