Luca Lorandi, 49 anni, è una figura storica del football americano in
Italia. Ormai presente sui campi sin dal 1980, agli albori del football
italiano, Lorandi ha ricoperto cariche importanti sia a livello tecnico che
dirigenziale nella Federazione Italiana tra cui l’attuale posizione di QB Coach
per la Nazionale
Giovanile. Come allenatore ha al suo attivo quattro finali
giovanili, due finali senior e una finale europea con la Nazionale Italiana.
Vanta anche esperienze nel mondo dei college americani (NCAA) avendo
partecipato, ad oggi unico italiano, alle attività sportive della Villanova
University come Associated Coach. Recentemente ha vinto il Campionato di A2
Lenaf come Head Coach dei Lions Bergamo.
Ciao Luca. Benvenuto nella grande famiglia Blue Navy. Cosa ti ha indotto a
scegliere i Seamen?
Grazie del benvenuto e del calore dimostrato.
Dopo aver intrerrotto bruscamente la mia esperienza con i Lions Bergamo, Marco
Mutti mi ha chiesto di valutare la collaborazione con i Seamen intenzionati a
portare nuove idee e risorse nel gruppo degli allenatori. La proposta di
dedicarmi esclusivamente al settore giovanile rispecchia a pieno il mio attuale
desiderio. Dopo aver avuto modo di conoscere gli strumenti e le risorse
umane che l’organizzazione mi metterà a disposizione prendere questa decisione
è stato facile.
I Seamen hanno conquistato due titoli nazionali e tre finali negli ultimi
anni (U18 e U21). Come giudichi tecnicamente la tua nuova realtà? Trovi
ingombrante o stimolante il recente passato, vincente, dei settori giovanili?
Molto stimolante. Dal ritorno dei Seamen nei campionati giovanili l’obiettivo
di essere presenti da subito ai massimi livelli è sempre stato raggiunto. La
mancanza di un titolo giovanile nel 2011 è un forte stimolo al miglioramento,
ma il vero obiettivo è consolidare un gruppo di giovani che dovrà sostenere per
i prossimi anni la prima squadra. In accordo con gli allenatori voglio creare
degli atleti e degli uomini. Rinunceremo inizialmente agli atleti che militano
in IFL proprio per questa ragione: svipuppare i giovani talenti che hanno
debuttato nell’ultima parte dello scorso campionato giovanile. Vi assicuro che
con il lavoro attento del coaching staff i risultati verranno.
Ci vantiamo di avere uno degli assetti organizzativi più solidi in Italia.
Qual'è stato il tuo impatto con la società e con l'organizzazione targata
Seamen?
La definirei una struttura “pro” nella quale
mi riconosco e in cui credo molto. Dall’esterno è sempre stato difficile
giudicare, ma ora posso dire che la “rotta” indicata dal Presidente Mutti è ben
chiara. Bisognerà pagare ancora qualche scotto alla giovinezza della struttura,
ma credo che presto si avranno ottimi risultati. I segnali ci sono tutti.
Il football italiano pare orientato verso una netta ripresa che si articola su più livelli. Cosa hai apprezzato maggiormente negli ultimi tempi e cosa ti piacerebbe ottenesse il nostro movimento nei prossimi anni?
Ho vissuto il football fin dalla sua fase pionieristica e riconosco gli alti e bassi tipici del nostro movimento. Non è facile essere uno sport minore in Italia e far sentire la propria voce, nonostante l’abbondanza di media, ogni giorno diventa sempre più difficile emergere. Oggi l’Italia affronta una crisi economica senza precedenti che investe anche il nostro sport. Mi aspetto che chi amministra il football sappia far tesoro delle esperienze passate. Tutti i nostri sforzi devono essere profusi nell’ampliamento della base dei praticanti e soprattuto nell’abbassare l’età in cui i giovani entrano nel nostro mondo. Apprezzo gli sforzi che questa Federazione e la Commissione Tecnica stanno facendo in questa direzione con il programma della Nazionale Junior, dei camp JPD (Junior Players Development) oltre ai i campionati Under e Flag.
Il football italiano pare orientato verso una netta ripresa che si articola su più livelli. Cosa hai apprezzato maggiormente negli ultimi tempi e cosa ti piacerebbe ottenesse il nostro movimento nei prossimi anni?
Ho vissuto il football fin dalla sua fase pionieristica e riconosco gli alti e bassi tipici del nostro movimento. Non è facile essere uno sport minore in Italia e far sentire la propria voce, nonostante l’abbondanza di media, ogni giorno diventa sempre più difficile emergere. Oggi l’Italia affronta una crisi economica senza precedenti che investe anche il nostro sport. Mi aspetto che chi amministra il football sappia far tesoro delle esperienze passate. Tutti i nostri sforzi devono essere profusi nell’ampliamento della base dei praticanti e soprattuto nell’abbassare l’età in cui i giovani entrano nel nostro mondo. Apprezzo gli sforzi che questa Federazione e la Commissione Tecnica stanno facendo in questa direzione con il programma della Nazionale Junior, dei camp JPD (Junior Players Development) oltre ai i campionati Under e Flag.
Sappiamo essere sciocco qualsiasi paragone con gli anni ottanta, ma a tuo giudizio cosa manca al nostro football per tornare a quei livelli?
Serve uno spirito imprenditoriale forte ed il senso del bene comune che in questo momento scarseggia. Quest’anno ho visto la tribuna dei Seamen sempre gremita di tifosi mentre altri team si dovevano ancora accontentare di amici e parenti. Questo per una mancanza di pianificazione e di investimenti nell’immagine dei team e della Federazione. Se miglioriamo la nostra visibilità e la qualità del nostro spettacolo le tribune si riempiranno nuovamente. Brutto da dirsi, ma il football andrebbe visto come un “prodotto” da vendere al grande pubblico. Per fare questo servono grandi professionisti.
Trovi differenze nei ragazzi che approcciano la disciplina rispetto ad
allora?
Certo! Grazie al cielo abbiamo giovani dalle
capacità fisiche impressionanti. La cultura dello sport è ormai entrata nella
mentalità della società italiana e delle famiglie. Negli anni ‘80 per trovare
una palestra dovevi girare tutta Milano. Oggi potresti allenarti ogni giorno in
un luogo diverso e con metodologie diverse. Anche la cura dell’alimentazione ha
dato i suoi frutti anche se siamo ancora lontani dagli standard sportivi
anglosassoni. Il “social networking” poi ha reso tutto più
immediato e a volte, devo ammetterlo, più difficile da gestire. Anche noi
allenatori dobbiamo adeguarci. Studiare e agire di conseguenza.
Il più bel ricordo di football di Luca
Lorandi?
Il football mi ha riempito la vita di ricordi.
Dai tempi di Gionni Colombo all’Hotel Manin fino alla vittoria della Lenaf
l’anno scorso. Ma come giocatore ovviamente dico che la mia prima meta su corsa
di 84 yds
contro i Tauri Torino nel lontano ’83 è indimenticabile. Come allenatore
invece una sfida Francia-Italia a Parigi, ultima spiaggia per qualificarsi agli
europei del ’95, vinta all’ultimo con uno 6-0 in uno stadio stracolmo di
pubblico e con delle condizioni meteo proibitive. Mai vista così tanta
determinazione in un gruppo a raggiungere una meta che sembrava impossibile. Alla fine arrivammo alla Finale europea proprio sull’onda dello spirito di
quella serata.
Un tuo parere sui tornei di quest'anno e, in particolare, sul Super Bowl varesino.
Un tuo parere sui tornei di quest'anno e, in particolare, sul Super Bowl varesino.
Nel CIF9 ho salutato con grande piacere la
vittoria dei Cardinals Palermo del mio grande amico Manfredi Leone. I siciliani
hanno messo in campo un’organizzazione di grande livello e una qualità di gioco
aereo fantastica. Vittoria meritatissima anche se i loro avversari, i Bills
Cavallermaggiore di Paolo Bassi, faranno molta strada. In Lenaf, campionato tutto italiano che da
allenatore amo particolarmente, sono rimasto stupito delle debaclè dei miei
team preferiti, i Titans Romagna e i Mastini Ivrea. E’ un campionato che non
perdona, ogni partita è una gara a sè. Non ci sono tatticismi nè strategie.
Un vero “dogs fight” settimanale! Per questo ogni anno un posto in finale è
riservato ai Barbari. Il loro loro gioco fisico e ripetitivo si adatta bene a
questo campionato. Parlando di IFL, sono tra i critici della
formula odierna. Ritengo che il peso dei giocatori americani sia eccessivo.
Sono loro a decidere le partite, nel bene o nel male. Non nascondo che per
qualche tempo preferirei tornare alla vecchia formula del solo il QB
straniero. Il Superbowl, almeno per gli addetti ai lavori, è andato
esattamente come doveva andare. Con poche chiavi di lettura tecniche e una
esplosione di football “frizzante”, ma dal sapore insipido. Sul fattore tecnico
la dice lunga la mancata trasformazione di 5 PAT da parte di Catania, a
questi livelli, nonostante l’ottimo lavoro del coaching staff catanese, questo
non dovrebbero accadere.
Avrai l'onere e l'onore di guidare il team U21. Ti sei fatto un'idea sulle
squadre da battere?
Hogs e Panthers su tutti. Ma anche Lions,
Marines, Aquile e Giants saranno avversari ostici. Dipenderà dalla composizione
dei gironi. Spero che quest’anno, per correttezza sportiva, il numero di
partite per arrivare ai play-off sia uguale per tutti.
Un saluto ai tifosi blue navy e una promessa o forse sarebbe meglio dire un pensiero, sul prossimo campionato. Dove arriveranno i tuoi Seamen?
Spero di essere all’altezza delle aspettative
della tifoseria milanese e del Presidente Mutti. Per il team chiedo solo un
campionato divertente e leale dove i nostri ragazzi possano crescere sereni e
positivi. Vuoi sapere dove arriveranno i miei giovani Seamen? Risposta facile.
Tutti in prima squadra. E’ il mio obiettivo e la mia promessa.
Ci vediamo in campo!