Inizia oggi un viaggio all'interno del sogno americano vissuto dai nostri ragazzi della under 19. Cinque membri dei Seamen vice-campioni d'Italia, hanno raggiunto gli USA e, in particolar modo, la Florida per vivere un'esperienza unica, dal 4 all'11 gennaio 2014, che gli messi direttamente a confronto con ragazzi di tutto il mondo che amano e praticano il football americano. Un diario di bordo che si articolerà in cinque parti, corrispondente ad ognuno dei nostri cinque giovani marinai. Il primo a raccontare la sua esperienza è Alessio Cavallini.
"L’esperienza in
America non è stata di una sola settimana, si costituisce infatti di tre
momenti. Il primo è la preparazione mentale e fisica durante i giorni che
precedevano il volo; il secondo è il vero e proprio allenamento dal 4 all’11
gennaio ed il terzo sono le conclusioni finali. Andando con ordine, direi che
l’allenamento in vista della settimana in America non sarebbe potuto essere più
completo ed intenso, in quanto la finale under 19 del 22 dicembre era appena
stata giocata ed ero reduce da un infortunio alla caviglia destra che, ancora
adesso, mi porto dietro.
Nel frattempo
però, avevo visionato diversi video riguardanti la “IMG Academy”, il luogo nel
quale saremmo andati, ed ero rimasto
sorpreso del livello tecnico-fisico-atletico dei ragazzi di tutto il mondo. Rimaneva
quindi una sola cosa da fare: andare lì e spaccare. Il viaggio, per quanto
figo, ha subito un ritardo di sette ore e, dopo 24 ore di volo, siamo giunti
stanchi a destinazione, tant’è che ci hanno concesso di riposare la mattina.
Si arriva all’allenamento.
Da subito ho notato quanto fossero imponenti alcuni giocatori, una prestanza
fisica che non ho mai visto in una partita giovanile (eppure hanno la nostra
stessa età), ma contrariamente alle mie aspettative, non c’era così tanta
differenza tra me e gli altri quarterback, anzi, atleticamente e fisicamente
ero tra i migliori, ma tecnicamente no. Dopotutto mi allenavo con gente che
praticava 5-6 sessioni di allenamento a settimana e non 2-3 come me. L’allenamento
era costituito da una fase di “conditioning”, nella quale sviluppavo capacità
di equilibrio statico e dinamico (molto importanti per il football e mai fatte
prima d’ora), e una da una di allenamento, diviso a sua volta in drills e
scrimmage. A tutto questo seguiva la visoni dei
filmati che registravano il nostro allenamento, la spiegazione degli errori e
cosa fare per evitarli e migliorarsi. La stessa cosa veniva poi fatta, nello
stesso modo, al pomeriggio. Infine si andava a casa per le 20.00 e si filava
dritti a letto per svegliarsi alle 7.00, pronti per un nuovo allenamento.
Giungiamo quindi
alle conclusioni. La settimana è stata molto produttiva, penso che allenarsi
con gente di livello, talvolta anche molto più bravi, sia utile ai fini della
crescita individuale. I coach erano sempre a disposizione per la spiegazione
tecnica, ma anche per questioni personali. Ho notato in me un gran miglioramento,
dal rilascio del pallone alla lettura del gioco, e mi è stato confermato anche
dai coach. Sono contento di aver dato una buona impressione agli allenatori,
non ci credevo all’inizio! Inoltre devo ammettere che una settimana di
allenamento così è stata come sei mesi di allenamento normali. L’unico
rimpianto è quello di non essere riuscito a dare il 100% nei test atletici, a
causa dell’infortunio e della stanchezza, ma rimango comunque soddisfatto per i
risultati.
Consiglierei a chiunque
di fare questa esperienza, perché lascia veramente il segno. Essere
indipendenti, allenarsi molto e bene, parlare inglese (soprattutto), stare in
mezzo a persone di mille altri paesi per un settimana, fa crescere molto.
Concludo con una
nota, forse la più importante: l’Italia ha migliorato notevolmente il proprio
livello e penso che manchi solo un pizzico di tecnicità in più per renderci a
tutti gli effetti competitivi."