Terzo racconto della bellissima esperienza americana dei nostri giovani Seamen, che stiamo apprezzando e conoscendo racconto dopo racconto. Il terzo a portarci le sue emozioni è Nicholas Giribaldi.
"L’esperienza negli Stati Uniti è
stata molto interessante, produttiva e mi ha fatto crescere molto. Iniziata
bene a Milano col volo in orario siamo arrivati a New York addirittura con 20
minuti d’anticipo, salvo poi essere stato sorpreso
dal fatto che il vice comandante del secondo volo (New York - Tampa) avesse
alzato il gomito e l'aereo ha finito col ritardare di qualche ora.
Arrivati finalmente a Tampa alle
6.00 di mattina, saremmo dovuti arrivare a 00.40 circa invece, siamo stati
accolti da due membri dello staff dell’IFAF, che ci avrebbero dovuto
accompagnare ai nostri alloggi dopo averci detto che, visto il ritardo, ci
avrebbero lasciato la mattinata per riposare, ma così non è stato, o meglio,
non subito, perché la compagnia aerea aveva perso i bagagli di Niccolò, Igor e
Filippo.
Arrivati finalmente a Bradenton e
dopo una mattinata di riposo abbiamo iniziato gli allenamenti nel primo
pomeriggio, dopo un conditioning iniziale con tutta la squadra, ci siamo divisi
nei vari reparti. Il mio reparto era composto da una decina di ragazzi, tutti
abbastanza buoni sotto il punto di vista fisico, ma abbordabili anche come
livello tecnico. Avendo visto dei filmati dei camp degli anni precedenti
immaginavo un livello tecnico più alto del mio, ma fortunatamente ho trovato
sin da subito una buona intesa con i compagni e con entrambi i coach del mio
reparto, intesa che ha portato a chiamate corrette e ad un’ottima comunicazione
con gli altri linebacker e col resto della difesa durante gli scrimmage (7vs7,
9vs7 e 11vs11).
Una cosa che mi ha colpito
particolarmente è l’organizzazione precisa della distribuzione del tempo
durante gli allenamenti, nulla è lasciato al caso ed ogni membro dello staff sa
cosa fare e quando. Credo che questa sia stata la chiave dell’enorme miglioramento
in un così piccolo lasso di tempo sotto il punto di vista tecnico di tutti
noi cinque: la cura del dettaglio.
Traendo le conclusioni sono molto
soddisfatto della mia esperienza: ho conosciuto ragazzi di tutto il mondo, ho
lavorato in strutture di prima scelta, sono stato allenato da un coaching staff
con esperienza college ed NFL e, al colloquio personale di fine camp con i
coach del reparto, mi è stato detto di aver svolto un ottimo lavoro, che sono
facile da allenare in quanto imparo velocemente, che ho una buona lettura del
gioco, che colpisco duro e che se lavoro bene posso avere un futuro in questo
mondo.
Vorrei aggiungere solo una cosa:
secondo me se la nazionale italiana imitasse il modello di organizzazione degli
allenamenti statunitense, con i giovani che ha in tutte le squadre d’Italia,
potrebbe fare grandi cose in futuro."