IL BLOG UFFICIALE DEI SEAMEN MILANO

venerdì 24 gennaio 2014

AMERICAN DREAM - IL RACCONTO DI NICHOLAS GIRIBALDI

Terzo racconto della bellissima esperienza americana dei nostri giovani Seamen, che stiamo apprezzando e conoscendo racconto dopo racconto. Il terzo a portarci le sue emozioni è Nicholas Giribaldi.


"L’esperienza negli Stati Uniti è stata molto interessante, produttiva e mi ha fatto crescere molto. Iniziata bene a Milano col volo in orario siamo arrivati a New York addirittura con 20 minuti d’anticipo, salvo poi essere stato sorpreso dal fatto che il vice comandante del secondo volo (New York - Tampa) avesse alzato il gomito e l'aereo ha finito col ritardare di qualche ora.

Arrivati finalmente a Tampa alle 6.00 di mattina, saremmo dovuti arrivare a 00.40 circa invece, siamo stati accolti da due membri dello staff dell’IFAF, che ci avrebbero dovuto accompagnare ai nostri alloggi dopo averci detto che, visto il ritardo, ci avrebbero lasciato la mattinata per riposare, ma così non è stato, o meglio, non subito, perché la compagnia aerea aveva perso i bagagli di Niccolò, Igor e Filippo.

Arrivati finalmente a Bradenton e dopo una mattinata di riposo abbiamo iniziato gli allenamenti nel primo pomeriggio, dopo un conditioning iniziale con tutta la squadra, ci siamo divisi nei vari reparti. Il mio reparto era composto da una decina di ragazzi, tutti abbastanza buoni sotto il punto di vista fisico, ma abbordabili anche come livello tecnico. Avendo visto dei filmati dei camp degli anni precedenti immaginavo un livello tecnico più alto del mio, ma fortunatamente ho trovato sin da subito una buona intesa con i compagni e con entrambi i coach del mio reparto, intesa che ha portato a chiamate corrette e ad un’ottima comunicazione con gli altri linebacker e col resto della difesa durante gli scrimmage (7vs7, 9vs7 e 11vs11).

Una cosa che mi ha colpito particolarmente è l’organizzazione precisa della distribuzione del tempo durante gli allenamenti, nulla è lasciato al caso ed ogni membro dello staff sa cosa fare e quando. Credo che questa sia stata la chiave dell’enorme miglioramento in un così piccolo lasso di tempo sotto il punto di vista tecnico di tutti noi  cinque: la cura del dettaglio.

Traendo le conclusioni sono molto soddisfatto della mia esperienza: ho conosciuto ragazzi di tutto il mondo, ho lavorato in strutture di prima scelta, sono stato allenato da un coaching staff con esperienza college ed NFL e, al colloquio personale di fine camp con i coach del reparto, mi è stato detto di aver svolto un ottimo lavoro, che sono facile da allenare in quanto imparo velocemente, che ho una buona lettura del gioco, che colpisco duro e che se lavoro bene posso avere un futuro in questo mondo.

Vorrei aggiungere solo una cosa: secondo me se la nazionale italiana imitasse il modello di organizzazione degli allenamenti statunitense, con i giovani che ha in tutte le squadre d’Italia, potrebbe fare grandi cose in futuro."