Ciao Ugo, ti do del tu spero non ti dispiaccia, è stato un bellissimo resoconto emozionale e sportivo l'articolo sulla finale u19 che ho letto sull'home page Panthers e mi piace l'idea di risponderti, per chi la sfida epica ed irripetibile l'ha vissuta dall'altra parte della medaglia, quella dello sconfitto...
Sarebbe bello vedere queste due memorie affiancate su una sola home page.
Sarebbe bello vedere queste due memorie affiancate su una sola home page.
22 Dicembre 2013. Che sarebbe diventata una data indelebile nel mio cuore lo sapevo già da molto tempo, la conferma era arrivata con la vittoria in semifinale. La mia corazzata, come auspicato, stava scatenando un prestazione migliore partita dopo partita, ottavi, quarti e semifinale, mi dispiace per Torino, ma contro i Giaguari abbiamo rasentato la perfezione e solo una banda di sbandieratori da palio armati di flag aveva tenuto in parziale equilibrio quella partita. La paura, invece, era arrivata il giorno seguente dopo aver visto Panthers-Daemons. "Porca miseria" ho pensato "troppo facile, è troppo facile" ed un restringimento in gola mi è arrivato subito. "Come faccio a tenere i ragazzi tesi e timorosi sino alla partita? Sembra davvero troppo facile, al confronto dei Giaguari sembrano un gruppo di gattini questi Panthers, si bravini, ma indietro tecnicamente, fisicamente, bella l'impostazione defense, ma ci adeguiamo, blocchiamo e spacchiamo il campo..." decido: i miei ragazzi non vedranno il filmato.
Non so se si chiami "sindrome dell'ho già vinto" o altro, ma tante volte ed alcune le ho vissute, ho visto squadre rendere sotto livello ed inciampare su sè stessi avendo paura di vincere, ma hai ragione tu Ugo, non si è trattato di questo, nulla deve essere tolto ai Panthers, i miei ragazzi c'erano e nell'imponderabile destino degli errori che capitano, hanno giocato al 100%. I "miei ragazzi" già, sembra una citazione di possesso ed invece è quella di un padre, sportivo, ma sempre padre. Sono due anni, che Io ed i miei coach li alleviamo per 10 mesi, ogni stagione test atletici a febbraio e post preparazione a giugno. 3 allenamenti a settimana in preseason e nei playoff, development individuali in offseason con il coinvolgimento dei giocatori USA, sistema offensivo cablato sui giocatori ed evoluzione del playbook biennale. Dietro tutto questo, un messaggio importante e banale: la scelta di fare uno sport per divertimento ed hobby oppure scegliere la sfida sportiva agonistica e divertirmi? La palla rimane la stessa, ma si vivono due mondi diversi e in un team tutti devono fare la stessa scelta, perchè nel primo caso mi trovo con un gruppo di amici quando mi è possibile, testa in partita quando indosso il casco ed una volta tolto, tutto finisce sino alla prossima. Nel secondo mondo c'è la ricerca della perfezione, accetto la sfida volendo vincerla, il primo avversario lo trovo allo specchio, lì ci sono i miei limiti da rispettare, combattere e vincere, poi c'è il Team nel quale riverso il mio talento e poi l'avversario con la maglia di colore diverso, sarà la battaglia sportiva con lui che esalterà tutto il mio lavoro ed ecco che il mio nemico diventa invece un compagno di avventura, lui mi farà crescere, ogni volta che riuscirà a battermi, ed io farò crescere lui ogni volta che sarò più bravo.
Messaggio semplice e dietro tanto lavoro e siccome il lavoro paga SEMPRE sono arrivati due anni di imbattibilità... sino a domenica. Sono davvero dispiaciuto che questo nostro messaggio sportivo non sia arrivato alle compagini che abbiamo sconfitto, spesso è stato visto come arroganza o come volere manifestare la propria superiorità quando non ve ne era più bisogno. Io penso che rispetto il mio avversario giocando ogni down come se fossimo sempre 0 a 0, alla fine, comunque vada, ci saranno i complimenti ai vincitori e gli onori agli sconfitti. Pallavolo '78 Italia-Cuba, Mondiali '82 Italia-Brasile...porca miseria Ugo, condividiamo età anagrafica e memoria di imprese epiche; è proprio vero, quella sfida pallavolistica mi affascinò da tredicenne e seguirono 8 anni di pallavolo agonistica, li si che ci si allenava duro 5 volte la settimana, forse mi ha tolto la discoteca, le f.... facili ed altro, ma quanto mi ha dato. Poi, una notte improbabile, su Capodistria TV, in bianco e nero, forse primissimi anni '80 devo aver visto degli uomini vestiti da cavalieri dell'800 ..... e buonanotte, il virus ha attecchito e sono diventato football dipendente.
Oggi per noi allenatori che lavoriamo con i giovani, il football è uno strumento, non si tratta di insegnare a vivere (anche perchè si dovrebbe andare a vedere in fondo di chi predica), ma di trasmettere ciò che serve e cosa fare per diventare un buon giocatore di football: E' IL FOOTBALL STESSO CHE TI INSEGNERA' A VIVERE. Torniamo a domenica e al Brasile. Nel riscaldamento atletico dei miei ragazzi ho visto la maggior parte dei giocatori Panthers schierati sulla sideline che li guardavano con attenzione, senza timore, ma negli occhi gli leggevi.... "ok e adesso questi come facciamo a batterli?" Per quanto doloroso sia non ripercorro l'evoluzione dei down e delle occasioni avute e perse, 2 fumble, 1 intercetto ed un'azione in otto giocatori difesa contro il vostro quarto&due chiuso con finta di field goal, la dice lunga su quanto di irripetibile è accaduto. E' vero questa u19 Seamen era il Brasile '82, probabilmente unica ed irripetibile, almeno nell'immediato.
Di fronte abbiamo trovato i Panthers, l'Italia '82, coach e giocatori che, senza curarsi del passato o delle aspettative di altri, sono scesi in campo decisi a giocarsi tutto sino all'ultimo secondo, non importava vincere o perdere, era importante dare tutto...
COMPLIMENTI,COMPLIMENTI E COMPLIMENTI ANCORA.
Rivivo nelle tue parole anche le mie sensazioni quando il Brasile pareggiò e pensai: "ecco è stato bello, ma adesso ci fanno il culo". Domenica, quando sopra di tre punti, Ale ha intercettato cadendo con il piede IN-OUT-BOH (un campo segnato in maniera decente ce lo meritavamo entrambi) e gli arbitri hanno dato out, mi sono sentito il tifoso brasiliano sulla parata di Dino Zoff sulla linea di porta...impossibile da crederci. Per due anni ho inseguito il sogno di scrivere una pagina epica ed irripetibile nella storia giovanile del nostro sport e sino a quando non ho letto le tue parole pensavo di aver fallito proprio sull'ultimo gradino, invece no, non è così INSIEME una pagina epica di sport è stata scritta ...sono solo dall'altra parte.
Un giorno, tra molto tempo, come nel programma SFIDE RAI, si parlerà ancora di questa impresa e saremo tutti protagonisti.
GRAZIE PANTHERS.